L’autorizzazione alla intermediazione di lavoro Incontro domanda offerta di lavoro

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Nel nostro paese l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro è svolto da soggetti pubblici e privati secondo un sistema misto avviato alla fine degli anni 90 con l’estensione dei soggetti titolari dell’intermediazione di lavoro.

Nascono nel 1997 per la prima volta in Italia con la legge n.196 –  c.d. Pacchetto Treu –  le Agenzie di Lavoro Interinale autorizzate a stipulare contratti di fornitura di lavoro temporaneo mentre con il D.Lgs. 469/97, oltre alla modifica dei vecchi uffici di Collocamento in Centri per l’Impiego, viene abolito il monopolio pubblico del Collocamento con l’istituzione  delle Agenzie private di mediazione.

Prima di allora infatti l’intermediazione di manodopera era caratterizzata dal monopolio dello Stato, unico soggetto titolare dell’intermediazione tra chi cercava e offriva lavoro attraverso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e la rete territoriale degli Uffici di Collocamento e della Massima Occupazione.

Ma è con il D. Lgs. 276 del 2003 che viene istituito un apposito Albo delle Agenzie per il Lavoro presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e identificato un unico regime di autorizzazione, fermo restando le competenze delle regioni in materia di regolazione e organizzazione del mercato del lavoro regionale.

L’autorizzazione è il provvedimento mediante il quale lo Stato abilita operatori pubblici e privati denominati agenzie per il lavoro, allo svolgimento delle attività di intermediazione ed altri servizi per il Mercato del lavoro a livello nazionale.

Lo stesso concetto di intermediazione viene ampliato, comprendendo tra le attività la raccolta dei CV, la preselezione, e costituzione della banca dati, la promozione e gestione dell’incontro domanda e offerta di lavoro, l’orientamento professionale, la progettazione ed erogazione di attività formative finalizzate all’ inserimento lavorativo.

Al sistema pubblico dei Centri per l’Impiego vengono così affiancate le Agenzie per il Lavoro di cui all’ Art. 4 e 6 del D. Lgs 276/2003.

Le Agenzie per il Lavoro di cui all’Art. 4  sono quegli operatori privati – società di persone, di capitali e cooperative- autorizzate sulla base del possesso di specifici requisiti  logistici, patrimoniali, professionali.

Esse possono svolgere attività di somministrazione di lavoro di tipo generalista e di tipo specialista, intermediazione, ricerca e selezione del personale e di supporto alla ricollocazione professionale.

Le Agenzie per il Lavoro di cui all’ Art. 6 – regimi particolari di autorizzazione – sono autorizzate alla sola attività di intermediazione in base al possesso di alcuni requisiti.

Rientrano in questo regime Università pubbliche e private, Istituti di scuola secondaria superiore, Comuni, Camere di Commercio, Associazioni dei datori di lavoro e Sindacati, Enti bilaterali e Patronati, Onlus che hanno come scopo la tutela del  lavoro, l’assistenza e la promozione di attività imprenditoriali e la tutela della disabilità, Consulenti del  lavoro, Gestori di siti Internet, Enpals.

L’autorizzazione allo svolgimento delle attività di intermediazione, ricerca e selezione del personale e supporto alla ricollocazione professionale può essere concessa anche dalle Regioni.

L’autorizzazione viene rilasciata dalla regione in cui ha sede l’agenzia e consente di operare solo nell’ ambito ristretto al territorio regionale

Le agenzie per il lavoro autorizzate a livello nazionale e regionale sono iscritte all’ Albo informatico delle Agenzie per il Lavoro suddiviso in cinque sezioni in base alla tipologia del servizio offerto.

L’iscrizione certifica quali sono gli enti autorizzati a operare legittimamente nel mercato del lavoro e rappresenta la condizione essenziale per operare nel campo dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e offrire i relativi servizi.

 

 

 

formazione per immagini

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Il riconoscimento del valore educativo dell’immagine è cosa antica, basti pensare al ruolo che l’arte sacra ha avuto nella predicazione evangelica e nella catechesi (per l’istruzione dei non letterati, che imparavano dalle immagini come fossero libri; per imprimere più fermamente nella memoria i misteri e gli esempi dei santi, rappresentati quotidianamente dinanzi agli occhi; per ravvivare la pietà, che viene più efficacemente evocata da ciò che si vede che non da ciò che si sente).

Un ruolo che oggi, nella civiltà dell’immagine, esce rafforzato.

Un’immagine può esprimere molto più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio. Lo sappiamo bene, dato che viviamo nel mezzo di una cultura globale nella quale dominano le immagini che formano e definiscono i nostri valori e la nostra identità (spot televisivi, cartelloni pubblicitari, Internet, blog, videogiochi sono tutti mezzi visivi che esprimono, riflettono, comunicano in forme sensoriali contenuti e valori culturali).

Gli istruttori esperti sanno bene che una buona dimostrazione è il mezzo più efficace per favorire l’apprendimento. La naturalezza di questo tipo di apprendimento non ha riscontro in nessun’altra forma di apprendimento: tutto avviene apparentemente con la massima facilità.

Oggi ogni persona che lavora ha i mezzi (anche un semplice telefonino) per immortalare il proprio lavoro sul campo e di fatto frequentemente lo fa, per documentare i problemi incontrati, le fasi di lavorazione e il risultato finale, per comunicare con i propri clienti, per tenere traccia nei propri archivi dei lavori svolti, etc.

Di qui l’idea della formazione per immagini, da costruire raccogliendo le foto scattate dai lavoratori sul luogo di lavoro.

Le foto diventano la documentazione su come si fa il lavoro e su come si risolvono i problemi, materiale di studio a disposizione di tutti i lavoratori. Nonchè patrimonio di know-how aziendale che dimostra la capacità operativa dell’impresa.

La formazione per immagini trova un naturale campo di applicazione (anche) nel training on the job. Le foto (prassi quotidiana dell’attività in campo) documentano l’attività svolta sul campo e allo stesso tempo possono essere utilizzate come materiali didattici del training on the job nello scambio tra il docente/tutor e il lavoratore.

Formare con le immagini permette di promuovere quei processi cognitivi che vengono attivati dalla stessa percezione: la capacità di riconoscimento della realtà, di coordinamento logico, di memorizzazione, di astrazione, di sintesi.

Ogni immagine proposta deve fare riferimento a schemi già detenuti dall’allievo, conoscere significa “riconoscere”: non si può imparare niente che almeno in parte non sia già nella nostra disponibilità, le rappresentazioni di ciò che osserviamo ci sono offerte soltanto se possiamo collegarle con un’azione o una situazione simile a quella che si trova già nella nostra memoria.

E’ dunque un tipo di formazione che ben si attaglia al training on the job in contesti noti, dove si può agevolmente collegare il nuovo al vecchio, quello che c’è da imparare a quello che già si conosce.

Per essere definita formazione per immagini non è però sufficiente che la foto rappresenti o descriva un’attività lavorativa. E’ invece necessario che instauri un rapporto formativo pratico fra la procedura operativa fotografata e chi, guardandola, scopre come va fatto il lavoro.

Il successo della formazione sarà agevolato dalla specificità della procedura operativa e dalla soluzione tecnica scoperta da chi la guarda.

Quindi la formazione per immagini è una raffinata forma di insegnamento che trasforma la soluzione operativa in immagine e ne consente la più ampia diffusione tra i lavoratori.

“Orientatori Certificati” in formazione

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Prosegue il Corso “Orientatori Certificati” rivolto agli operatori degli enti associati a Confederazione Servizi Formativi dell’Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Piemonte, Lazio.

La seconda giornata è stata dedicata al tema dell’ impresa alla luce dell’evoluzione delle politiche attive del lavoro e del ruolo degli enti di formazione professionale accreditati per il servizi al lavoro.

Esperti e responsabili della Società Quanta – Agenzia per il Lavoro altamente specializzata e leader nei servizi dedicati alle risorse umane – hanno illustrato la loro esperienza in tutta la gamma dei servizi da loro offerti e messo a disposizione dei partecipanti dati, strumenti e tecniche operative.

Centrale e non più rimandabile è infatti lo sviluppo di competenze qualificate per la ricerca e selezione del personale, l’intermediazione domanda/offerta, l’orientamento, l’outplacement per interloquire in modo significativo con il mondo delle imprese e riuscire a dare risposte dinamiche e veloci ai loro fabbisogni in una logica di rete integrata e flessibile.

Competenze decisive in un mercato del lavoro mutevole e in continua evoluzione dove i datori di lavoro cercano in tempi brevissimi persone disponibili da selezionare e da formare sulla base delle loro esigenze e dove lo scambio tra domanda e offerta di lavoro è sottoposto a precise regole in forma di leggi, regolamenti e contratti collettivi di lavoro.

I servizi di intermediazione, selezione, inserimento, ricollocazione professionale vanno a integrare e completare la filiera formativa permettendo agli enti di Confederazione Servizi Formativi di svolgere un ruolo strategico nel territorio, attraverso la rete degli operatori certificati capaci di raccordare in tempo reale opportunità, risorse, soggetti.

Ed essere così pronti anche ad affrontare il cambiamento, oggi già avviato, della quarta rivoluzione industriale che, pur con tempi e modi diversi, coinvolgerà tutti e trasformerà abitudini, consumi, dinamiche economiche e sociali.

Con la creazione, assieme a una progressiva riduzione di alcune tipologie di lavoro, delle condizioni per nuovi profili professionali, nuovi posti di lavoro e nuova occupazione.

 

Crea start up in classe e partecipa al Nobel dei professori

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All’Istituto IKAROS di Bergamo, associato a Confederazione Servizi Formativi, lavora Armando Persico, docente europeo dell’anno e unico professore italiano in lizza per il Nobel  mondiale degli insegnanti, il Global teacher prize della VarKey Foundation che vede in gara 50 professori scelti tra 20mila di 179 nazioni e un premio, per il primo arrivato, da un milione di dollari

Armando Persico ama Goethe e soprattutto ama il suo lavoro che svolge da 25 anni insegnando economia aziendale e materie giuridiche e per il quale ha lasciato la sua attività di commercialista e rinunciato a soldi e carriera.

Passa tutto il suo tempo in aula con la convinzione che il futuro dei suoi allievi si costruisce unendo studio e lavoro, fantasia e impresa.

Tenendo sempre a riferimento una frase di Goethe che diceva “Trattate un essere umano per quello che è, e rimarrà quello che è. Trattate un essere umano per quello che può e deve essere e diventerà quello che può e deve essere”.

Perché l’insegnante ha questa missione, quella cioè di scoprire le potenzialità dei giovani dando loro opportunità e fiducia, nella convinzione che ogni mestiere è dignitoso se fatto con impegno come gli hanno insegnato i suoi genitori,  padre muratore  e madre casalinga e camiciaia, grandissimi lavoratori che con grossi sacrifici gli hanno permesso di studiare e di laurearsi.

Il suo grande obiettivo è quello di appassionare allo studio i suoi allievi e di dare fiducia alle loro idee facendoli studiare direttamente in azienda fin da quando ancora non si parlava di alternanza scuola lavoro e dando loro l’opportunità di  diventare “studenti imprenditori”.

Questo per tutti, anche per i giovani immigrati perché è con il lavoro che avviene l’integrazione.

Su 450 allievi il 20% ha creato imprese che danno lavoro a 800 persone. Tante e svariate le attività che vanno dal negozio biologico al ristorante cinese così come le invenzioni – dal portaombrelli da auto alla macchina che ricicla le bottiglie di plastica e crea copri telefonini a solventi ecologici per pulire i graffiti.

In caso di vincita del premio Armando Persico ha un grande desiderio. Vorrebbe promuovere start up che mettano insieme scuole- studenti e persone bisognose e dare i soldi alle scuole che fanno corsi per imparare un lavoro rendendole accessibili a tutti, anche a chi non se lo può permettere.

ORIENTATORI CERTIFICATI POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO

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Sono tanti i temi trattati durante la prima giornata di formazione del corso “Orientatori Certificati “ riferiti alle politiche attive del lavoro, ai livelli essenziali delle prestazioni e alle attività dei soggetti privati accreditati ai sensi del D.Lgs 150/15.

Assieme a momenti di inquadramento teorico sugli attuali modelli di orientamento e di aggiornamento sulla attivazione della rete dei servizi per le politiche del lavoro, sono state analizzate esperienze di politiche attive già realizzate in diversi contesti regionali con la descrizione pratica delle azioni orientative previste: dalla informazione alla consulenza alla formazione, dal counseling orientativo al bilancio di competenze, dal tutor di formazione/inserimento lavorativo al coaching.

L’analisi di strumenti operativi già applicati con successo consente la loro ulteriore declinazione e sviluppo in altri contesti per rispondere ai bisogni di tutti coloro che vivono un periodo di transizione: persone in cerca di lavoro o di passaggio occupazionale, adulti disoccupati e in mobilità, donne in reinserimento lavorativo, extracomunitari, giovani inoccupati in cerca di prima occupazione, soggetti svantaggiati in situazione di disagio.

Ma non solo. Anche aziende pubbliche o private che si trovano in un momento di cambiamento organizzativo, ristrutturazione, cambio generazionale.

Durante la formazione sono state utilizzate metodologie direttamente connesse alle metodologie orientative, finalizzate ad accrescere da subito le abilità, valorizzare le esperienze e le competenze possedute, condividere il know-how.

Il contributo attivo da parte di tutti i partecipanti ha consentito infatti un significativo confronto e scambio delle esperienze realizzate nelle regioni di provenienza: Emilia Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Lazio.

Quale importante strumento di supporto e di integrazione alle misure di politica attiva del lavoro è stato quindi trattato il tema della formalizzazione e certificazione delle competenze con la presentazione del Sistema Regionale di Formalizzazione e Certificazione delle Competenze dell’ Emilia Romagna.

Oltre alla illustrazione approfondita del Repertorio delle certificazioni dal 2014 al 2016, alla architettura degli standard professionali, formativi e di certificazione, agli ambiti, principi e ruoli coinvolti sono state illustrate alcune rilevanti applicazioni del servizio SRFC con aziende del territorio.

Sono in corso di attivazione percorsi personalizzati per i partecipanti volti alla focalizzazione e approfondimento dei contenuti trattati e alla messa in trasparenza delle competenze possedute ai fini del loro riconoscimento e certificazione.

 

CORSO ORIENTATORI CERTIFICATI POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO

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L’Orientamento assume, con il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive un ruolo cruciale per un più stretto raccordo tra capacità personali e mondo produttivo, tra persona e impresa, per i giovani oggi senza prospettiva e per tutti coloro che in età più avanzata devono reinventarsi un lavoro e ricollocarsi.

L’orientatore deve essere in grado di sostenere progetti e percorsi professionali individuali, attivare l’opportuna rete di relazioni con il sistema formazione/lavoro di riferimento, utilizzare in maniera sinergica i mezzi e gli strumenti necessari per l’accoglienza, l’occupabilità e l’occupazione delle persone in carico.

Stabilendo un rapporto continuativo con le imprese per conoscere i loro fabbisogni professionali e offrire i servizi formativi necessari allo sviluppo del loro capitale umano.

In un mercato del lavoro profondamente cambiato e sempre più flessibile che richiede la capacità di orientarsi verso i mestieri e le professioni di cui c’è richiesta e di riqualificarsi verso nuove occupazioni anche in settori diversi da quello di provenienza.

Di qui l’esigenza di acquisire e di certificare nuove e maggiori competenze per chi eroga servizi di orientamento nel quadro delle politiche attive del lavoro qui intese come l’insieme degli interventi volti a promuovere l’occupazione e  l’inserimento lavorativo e rendere più efficiente il funzionamento del mercato del lavoro, adeguando le caratteristiche dell’offerta alle richieste della domanda, facilitandone l’incontro e migliorando le possibilità di accesso all’occupazione.

Tale esigenza trova risposta nel corso “Orientatori Certificati“ promosso da Confederazione Servizi Formativi e rivolto agli operatori degli enti associati  per dare vita a una rete qualificata di servizi di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, mettendo in campo esperienze e competenze reali già sperimentate con successo.

Sono tre le giornate di formazione dedicate ai temi dell’Orientamento, Impresa e Servizi i cui contenuti operativi si traducono, a partire dalla realtà di ogni ente e dalle competenze di chi ci lavora, nel rafforzare le capacità di rapportarsi direttamente con le imprese e nel realizzare servizi integrati P.A.L. funzionali all’attivazione del progetto di rete Agenzia per il lavoro.

Durante il corso per ogni partecipante vengono realizzati progetti personalizzati con la messa in trasparenza delle loro competenze assieme a interventi mirati a specifiche necessità sia professionali che dell’ente di riferimento.

Il corso è infatti propedeutico allo sviluppo di un percorso di valorizzazione e di certificazione pubblica e privata delle competenze dei partecipanti volto a documentare l’esperienza richiamata dalla attuale normativa nazionale, riconoscere il ruolo svolto e garantire requisiti e capacità professionali a tutela degli utenti, delle aziende e degli stessi enti in cui gli operatori prestano il loro servizio.

Con l’iscrizione alla Società Italiana Formatori (SIF) – Associazione professionale nazionale legge 4/2013 (http://www.societaitalianaformatori.it.) prevista al termine del corso, gli operatori potranno qualificarsi come professionisti iscritti al repertorio SIF e avere attestate le proprie competenze con l’attestazione privata degli standard di qualificazione professionale posseduti.

L’attestazione garantisce il rispetto delle regole deontologiche a tutela degli utenti e il riconoscimento della identità professionale e del  ruolo sociale svolto dagli operatori.

Allo stesso tempo le competenze maturate dagli operatori sia durante la formazione che in ulteriori contesti lavorativi e professionali potranno essere certificate pubblicamente accedendo al servizio SRFC in ambito Lavoro della Regione Emilia Romagna per il conseguimento della Qualifica di Orientatore valida su tutto il territorio nazionale ai sensi del D.Lgs. 13/2013 e, con la referenziazione EQF, in ambito europeo.

Il servizio SRFC, funzionale quindi al riconoscimento delle capacità e della professionalità degli orientatori, rappresenta un valido strumento per gli orientatori stessi da acquisire e applicare nella loro attività professionale per fare emergere le conoscenze e le capacità delle persone da collocare o ricollocare sul lavoro.

Inoltre, con la più spinta caratterizzazione verso il mondo dell’impresa che la normativa nazionale attribuisce ai servizi di orientamento, il SRFC può diventare anche l’occasione per rafforzare le competenze degli orientatori, in particolare sul versante dei rapporti con l’impresa per un più efficace supporto all’inserimento lavorativo.

Gli operatori così qualificati costituiscono i riferimenti a livello territoriale del progetto di rete Agenzia per il lavoro e della Rete Nazionale COSF per l’erogazione di servizi di politica attiva del lavoro, capaci di rispondere nell’immediato e in modo sostenibile a più bisogni su fronti diversi attraverso la cooperazione e l’integrazione di professionalità, esperienze e risorse.

 

SIF – Codice di condotta

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SIF ha lo scopo di valorizzare le competenze dei formatori associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche, agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza.

Per questo ha elaborato il proprio codice di condotta, che contiene l’insieme dei principi e delle regole che orientano e guidano il comportamento del formatore nell’esercizio della professione.

I formatori SIF sono tenuti a conformare la propria condotta ai doveri contenuti nel codice di condotta allo scopo instaurare una relazione formativa responsabile, tutelare la clientela dei servizi formativi, assicurare la dignità della professione e il rispetto della normativa vigente.

Il codice di condotta promuove le qualità dei servizi formativi e aumenta il senso di appartenenza alla comunità professionale dei formatori, anche per abilitare il controllo sociale.

SIF – Attività

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SIF – Società Italiana Formatori è l’associazione professionale dei Formatori ai sensi della legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”.

– promuove e realizza la formazione permanente dei Formatori associati per la crescita e il riconoscimento della loro professionalità;

– agevola lo scambio di informazioni e di know-how tra gli associati e ne promuove le relazioni professionali;

– vigila sulla condotta professionale degli associati secondo il proprio codice di condotta e stabilisce ed applica le sanzioni disciplinari per le violazioni;

– definisce standard professionali e qualitativi dell’esercizio dell’attività professionale di Formatore, anche promuovendo la costituzione di appositi comitati di indirizzo e agevolando l’elaborazione di una norma tecnica UNI per Formatore e favorendo il dialogo tra i diversi sistemi di certificazione;

– promuove l’introduzione di misure preventive (quali ad esempio modelli 231 e forme di assicurazione per la responsabilità civile) per la tutela dei Formatori e dei loro clienti;

– promuove forme di garanzia a tutela dell’utente, tra cui lo sportello di riferimento per il cittadino consumatore.

I vantaggi di SIF:

  • identità professionale
  • ruolo sociale
  • garanzia per il sistema cliente
  • cultura della formazione

SIF Società Italiana Formatori

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SIF è l’associazione professionale dei formatori.

E’ costituita ai sensi della Legge n. 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”, che disciplina le modalità con le quali i professionisti non iscritti ad albi o collegi si possono organizzare per promuovere e qualificare la loro professione.

E’ iscritta nell’elenco delle associazioni professionali del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico).

Ha lo scopo di valorizzare le competenze dei formatori associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche, agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza.

Identità professionale, ruolo sociale, garanzia per il sistema cliente, cultura della formazione: è questo quello per cui SIF lavora.

Nell’interesse pubblico di quanti si rivolgono ai formatori, SIF ha istituito il repertorio degli associati, con i nomi e i dati riferiti alla professione.

SIF può rilasciare attestazioni, tra cui l’attestazione di regolare iscrizione del formatore all’associazione.

Possono associarsi a SIF tutti i formatori in possesso dei requisiti per l’iscrizione.

Gli associati si attengono al codice di condotta, che contiene l’insieme dei principi e delle regole che orientano e guidano il comportamento del formatore nell’esercizio della professione.

Articolazione del servizio di identificazione Competenze e certificazione

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Il servizio, di carattere sperimentale e immediatamente fruibile dagli studenti, attiva la prima fase di “identificazione” prevista nel processo di individuazione, validazione e certificazione delle competenze, ai sensi del D.Lgs 13/2013 e dell’attuale quadro operativo.

Le successive fasi – validazione e certificazione – potranno essere attivate in un successivo momento con eventuali risorse appositamente dedicate e rese disponibili per le istituzioni scolastiche.

La fase di “identificazione” prevede, attraverso uno o più colloqui individuali:

  • l’individuazione e la messa in trasparenza delle competenze riconducibili a una o più qualificazioni del Repertorio Nazionale
  • la ricostruzione della/e esperienza/e realizzate in ASL con la raccolta delle evidenze che comprovano l’acquisizione delle competenze
  • l’elaborazione di un “Documento di trasparenza” con allegate le evidenze raccolte.

La messa in trasparenza delle competenze può comprendere anche ulteriori apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali sempre riferibili agli standard professionali della qualifica di riferimento.

Vengono inoltre fornite informazioni utili sull’intero processo di validazione e certificazione delle competenze.

Il servizio di identificazione delle competenze viene attivato per gli studenti che lo richiedono ed erogato dagli enti di formazione accreditati con risorse professionali  addette alla Funzione di accompagnamento e supporto alla individuazione e messa in trasparenza delle competenze che presidiano l’applicazione delle metodologie previste.

Per la delicatezza del compito nell’entrare nel merito delle competenze delle persone, vengono per questo coinvolte risorse professionali senior facenti parte della Società Italiana Formatori (SIF) – Associazione professionale nazionale legge 4/2013 iscritta nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico-  con una formazione specifica in tema di valutazione e certificazione.

L’iscrizione dei professionisti al Repertorio di SIF  attesta il possesso di specifici standard qualitativi e di qualificazione professionale a tutela di chi si avvale del loro servizio.

La valutazione e ricostruzione dell’esperienza in ASL e la ricognizione delle evidenze viene effettuata nel rispetto dei criteri di valore e di pertinenza con l’utilizzo di un format condiviso e comune per l’identificazione delle competenze.

Il Format andrà compilato da parte del tutor scolastico e del tutor aziendale con la partecipazione attiva dello studente.

Ad esso andranno allegate le evidenze raccolte a testimonianza delle attività svolte –  fotografie, prodotti, prove pratiche, filmati…- per la successiva redazione del Documento di trasparenza.

Nel “Documento di trasparenza” vengono riportati i dati anagrafici della persona, le competenze individuate quali potenziali oggetti di validazione, le esperienze lavorative e di apprendimento formale, non formale e informale.

Il Documento di trasparenza ha un valore di parte prima in quanto la validità delle informazioni contenute viene attestata dalla autodichiarazione della persona.

Va ad integrare la certificazione delle competenze di base previste al termine dell’obbligo di istruzione e le certificazioni rilasciate dalle scuole al termine dei percorsi riferite all’ordinamento e all’indirizzo di studi per l’acquisizione del titolo di studi finale.

L’esito della messa in trasparenza delle competenze sarà inserito nel CV dello studente previsto dalla legge 107/15  e nel “fascicolo elettronico” del lavoratore, versione completa e  fruibile del Libretto Formativo del cittadino.